venerdì 1 febbraio 2008

Ho già postato alcune foto di un servizio realizzato nel mio blog personale, lo faccio anche qui in modo più dettagliato e con qualche dato tecnico in più.

Insieme all’erpetologo Gabor Dalmati abbiamo dato il via ad una serie di sessioni di riprese, per realizzare un servizio che apparirà sul prossimo numero di Oasis, dal titolo “ L’uso in medicina del veleno dei serpenti”.



Premetto che prima di iniziare a fotografare mi sono posto delle domande:

1 - L' illuminazione:

ho cercato di studiare la posizione dei flash, con l'intento di limitare il più possibile eventuali stress agli animali, ho usato due flash : uno ambientale per ottenere una luce uniforme tipo quella prodotta dal sole, e il master, agganciato ad una staffa autocostruita, per decentrarlo a 45° rispetto al soggetto.

Per ottenere un effetto morbido, ho usato una comunissima scheda telefonica precedentemente “sbiancata”.( lavatela con dell' alcool, diventa bianchissima e si presta bene all’uso) del velcro per fissarla al flash e il gioco è fatto, in questo modo ho avuto il controllo completo della luce che avevo bisogno.




2 - Valorizzare il più possibile l'animale:

ho deciso di lavorare con diaframmi molto aperti, per sfocare il più possibile lo sfondo ( che è molto importante) e rendere la foto più gradevole e naturale, per cui ho dovuto sottoesporre brutalmente i flash e ho lavorato con il sincro a 1/60 di secondo, il diaframma non ha mai superato f 8 e spesso ho usato f 5,6.

Ho usato per tutte le foto un 180mm, sia perchè in alcuni casi mi ha permesso una "distanza di sicurezza" di circa 30/40cm e anche perché il tele schiaccia un poco i piani prospettici.



3 - L' ambientazione :
tenendo in considerazione la provenienza geografica dell'animale, abbiamo cercato di ricreare nelle bacheche l' habitat il più possibile corrispondente.

Le difficoltà sono state molteplici, scattare sapendo che non c’è vetro tra te e l’animale a volte , lo confesso, è stato pericoloso; spesso la macchina fotografica diventa uno scudo(virtuale) e non ci si accorge del pericolo che incombe.

Non nego che qualche volta il serpente mi ha scambiato per un topolino e mi ha attaccato!

Ma questo fa parte del gioco e bisogna essere consapevoli che certi animali sono pericolosi.

Sicuramente la difficoltà maggiore è stata legata all' allestimento di quello che si è rivelato "un vero e proprio set " , che ha impedito una libertà di movimento, che in certe situazioni ....avrei voluto .......ma la pazienza e sopratutto la conoscenza del tipo di animale che stai fotografando ha permesso di realizzare questo servizio.

ciao

Christian


>http://www.christianpatrick.altervista.org/